di Francesco Sblendorio

Bari, quando i ragazzi giocavano a pallone "abbasce" al Canalone
BARI – «V’a sciùche abbasce o Canalòne». Alzi la mano chi a Bari, soprattutto in passato, non ha mai sentito esclamare questa frase durante una partita di pallone tra amici: un “invito” rivolto ai calciatori meno bravi di andare a giocare “giù” al Canalone.

Perché un tempo l’ultimo tratto del canale Lamasinata che sfocia nel mare del quartiere San Girolamo era dotato di un paio di leggendari campetti: quelli sui quali giovanissimi baresi provenienti da tutta la città si davano battaglia in improvvisate quanto avvincenti sfide all’ultimo gol. Rettangoli di terra in cui chiunque, anche chi era meno dotato, aveva la possibilità di cimentarsi con la sfera di cuoio tra i piedi. (Vedi foto galleria)

Certo, fino a qualche decennio fa tutti i quartieri del capoluogo pugliese avevano un loro campo di calcio: c’erano il Fasulo a Carrassi, il Vailati a Picone, il Maresciallo a Japigia, il Portoghese vicino al cimitero, solo per citarne alcuni. Ma le partite al Canalone, più delle altre, entrarono nella memoria collettiva di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I primi match possono essere fatti risalire addirittura agli anni 40 e 50, ma fu nei 60 che si cominciò a fare le cose sul serio, quando furono tracciate anche le linee per delimitare l’area di gioco. Vennero così creati due campi in terra e ghiaia, posizionati all’altezza del cavalcavia di via Napoli, lì dove centinaia di spettatori si assiepavano per assistere agli incontri dall’alto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’attività pedatoria per vent’anni non conobbe sosta. Si giocava ogni pomeriggio e nel fine settimana anche la mattina. E con il tempo i campetti migliorarono un po’ il loro aspetto, soprattutto quando cominciarono a tenersi dei veri tornei tra squadre dei quartieri. «Competizioni che si disputavano in particolare la domenica mattina – ricorda il 73enne Enzo Antonacci, habitué del Canalone -. Per l’occasione venivano montati e smontati pali e reti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A organizzare i campionati erano prevalentemente privati, come Gennaro Minafra, zio di Enzo, che fondò anche la scuola calcio di via Dante che tutt’oggi porta il suo nome. 

«Arrivavano ragazzi da tutta la città, a piedi o in bicicletta, e spesso si giungeva là già stanchi», sottolinea il 75enne Giovanni Legrottaglie, che a quei tempi viveva nella “lontana” Madonnella. «E le risse erano all’ordine del giorno - precisa Antonacci -: le squadre erano formate da giovani provenienti dallo stesso quartiere, quindi in ogni partita c’era da tenere alto l’onore del proprio rione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il carattere estremamente popolare di queste contese pallonare fece diffondere l’idea che il tasso tecnico delle partite fosse basso. In realtà non era sempre così, visto che capitava che alcuni ragazzi che giocavano nelle squadre affiliate alla Lega Giovanile della Figc si aggregassero alle formazioni impegnate al Canalone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Tra questi l’oggi 76enne Saverio Floro, che “debuttò” al Canalone nel 1963, quando aveva 15 anni. «All’epoca giocavo in porta nelle giovanili del Liberty - ricorda - e come tutti i tesserati avevo il divieto di giocare al di fuori degli impegni ufficiali. Però una volta un amico di quartiere mi chiamò perché nella sua squadra mancava il portiere: non avevo né divisa né guanti, ma non me lo feci ripetere due volte e scesi in campo, anche se poi fui rimproverato dal mio allenatore Michele Sinesi che scoprì la mia “scappatella”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al Canalone furono “avvistati” diversi giovani che poi avrebbero avuto carriere di tutto rispetto nel calcio che contava. È sempre Saverio a farci qualche nome: Angelo Carella (classe 1949 calciatore del Bari in serie B e C tra il 1966 e il 1969), Nicola Loprieno (impegnato nelle file del Liberty in serie D tra il 1965 e il 1968) e Michele Lorusso (nato a Bari nel 1947 e al Lecce per ben 14 stagioni).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E una volta i calciatori furono protagonisti di una scoperta scientifica che li fece entrare nella “storia”. In una calda mattina di fine luglio 1968, inciampando su quelli che sembravano massi affioranti dal terreno, i giovani Nicola Cervini, Enzo Indraccolo, Vittorio Stagnani e Oreste Triggiani portarono alla luce ciò che poi si sarebbe rivelato parte dello scheletro di un enorme animale preistorico: la balenoptera, i cui resti sono oggi conservati nel museo di Scienze della Terra del Campus universitario di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le partite proseguirono per tutti gli anni 70, per poi iniziare a scemare nel decennio successivo e a cessare definitivamente a inizio anni 90, quando furono create le prime scuole calcio e sbarcarono in città gli impianti con i campi in erba sintetica.

Ma per tanti baresi rimane indelebile il ricordo romantico di quelle epiche contese tra sassi e polvere, di gassose conquistate come trofei, di magliette strappate che rimandano a un’epoca in cui si viveva di “pane e pallone”. E in cui “andare a giocare abbasce o Canalone”, in fondo, era un onore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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Francesco Sblendorio
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  • Sebastiano Gernone - Al Portoghese alle spalle del Cimitero di Bari, spesso giocava Vito Chimenti detto "Capone" nel Libertà, informatore di pizze da Vito in via Principe Amedeo Angolo Ettore Fieramosca al quartiere Libertà. Poi giocatore con la Lazio di Maestralli, del Palermo, del Matera.......
  • Alfredo Giannantonio - Bellissimo articolo e belle fotografie, grazie!
  • Nicola Moccia - Ho riconosciuto nella foto ,in piedi al centro, Franco Colangiuli, con cui ho giocato nei tornei aziendali dell'enel, e nella pro Inter. Lo ricordo irascibile quando non gli si passava la palla essendo centravanti. E' scomparso circa 25 anni o più, insegnava ai ragazzi di Torre a Mare a giocare al calcio, e fui colpito di come lo rimpiangessero.
  • FRANCESCO - E' nostalgico ricordare, io facevo parte dell'A.C. è giocavo sul campetto dell'associazione. Un'anno partecipammo al torneo giù al canalone del rione Japigia. Fummo "sgamati" e quindi sospesi. che bello ricordare.


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